La fosforescenza è luminescenza “a scoppio ritardato”. Quando gli elettroni vengono eccitati in uno stato ad alta energia, solitamente decadono nel loro stato fondamentale immediatamente. In questo caso si parla di fluorescenza. In alcuni casi, gli elettroni rimangono intrappolati nello stato eccitato e impiegano più tempo per ritornare nello stato fondamentale. In questi casi la luce viene emessa durante un periodo di tempo più lungo, anche dopo che la sorgente di energia (leggi, la lampada ultravioletta) viene rimossa (leggi, spenta). Molti prodotti che si illuminano al buio, in particolare i giocattoli per bambini, contengono sostanze fosforescenti che si “ricaricano” alla luce del sole, per poi riemettere un po’ di luce quando portati al buio.
Nel mondo dei minerali ci sono molti esempi di fosforescenza. Di solito la durata non è così lunga come nei prodotti sintetici usati nei giocattoli, ma è comunque facilmente osservabile per alcuni secondi dopo che la luce ultravioletta è stata spenta. I più comuni sono probabilmente la calcite e l’aragonite, fluorescenti un bianco tendente all’azzurro, e fosforescenti verde chiaro.
La termoluminescenza è una fosforescenza innescata da temperature superiori a una certa soglia. Questo non deve essere confuso con l’incandescenza, che si verifica a temperature molto più elevate. Una sostanza termoluminescente è sostanzialmente fosforescente, nella quale gli elettroni nello stato eccitato non riescono da soli a tornare nello stato fondamentale, ma hanno bisogno di un aiuto, di una spinta. Questa gli è data, sotto forma di energia termica, da un incremento di temperatura. Non è quindi il calore in sé a causare la luminescenza, ne è solo l’innesco per il rilascio di energia che originariamente proveniva da un’altra fonte. Può essere che tutte le fosforescenze abbiano una temperatura minima, ma molte ne hanno una inferiore a temperatura ambiente e normalmente non sono pensate come termoluminescenze.
Riprodurre in casa propria la termoluminescenza è un po’ più difficile rispetto ad osservare la fluorescenza o la fosforescenza. Questo perché i casi più evidenti di termoluminescenza non possono essere “ricaricati” usando luce ultravioletta, ma necessitano di raggi X o altre radiazioni, o non possono proprio. Questo rende la termoluminescenza osservabile una sola volta, disattivando per sempre il minerale. In alcuni, la termoluminescenza può essere osservata più volte, ripetendo i cicli caldo/freddo, a patto di non scaldare troppo il materiale.
Spiegare la triboluminescenza è un po’ difficile, anche perché i meccanismi di azione non sono sempre compresi nel dettaglio. Generalmente, si parla di triboluminescenza quando la luminescenza è causata da una azione meccanica, come la rottura dei cristalli o il loro sfregamento. L’esempio forse più comune fra i minerali è il quarzo. Quando due cristalli di quarzo sono sfregati fra di loro questi emettono una breve luce giallo-arancione. Un altro esempio interessante è la triboluminescenza in alcune sfaleriti. Alcune sfaleriti sono fluorescenti e fosforescenti. Quando queste vengono graffiate da un oggetto metallico, ad esempio un chiodo di ferro, generano luce UV tramite la loro triboluminescenza. La luce UV a sua volta causa la fluorescenza e la fosforescenza. Grazie alla durata leggermente più lunga della fosforescenza, rispetto alla durata della triboluminescenza, l’effetto è ben visibile ed apprezzabile.
Immagine di copertina: Chondrodite, calcite, diopside, aragonite da Long Lake Zinc Mine, Ontario, Canada foto di Dennis Michael.